Il “Rapporto Draghi” e il futuro della competitività europea tra tecnologia, intelligenza artificiale e sovranità digitale

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Il Rapporto sul Futuro della Competitività Europea, il cosiddetto “Rapporto Draghi”, analizza le principali sfide che l’Europa deve affrontare per mantenere e migliorare la propria competitività globale in un contesto economico in rapida evoluzione. Il rapporto copre un ampio spettro di temi, dalle dinamiche demografiche ai cambiamenti nel mercato del lavoro, dalla transizione energetica all’innovazione tecnologica. Tra i particolari, l’analisi evidenzia come l’Europa debba affrontare il ritardo nell’adozione delle tecnologie digitali e nell’implementazione dell’intelligenza artificiale, con proposte specifiche per rafforzare il settore tecnologico, migliorare l’accesso ai capitali e sviluppare un mercato unico più integrato e competitivo.

L’Europa in ritardo nella “rivoluzione” tecnologica

Il rapporto evidenzia come l’UE stia progressivamente perdendo terreno nei campi legati a ricerca e sviluppo, specialmente nel supporto alla creazione di aziende tecnologiche innovative. Il modello d’innovazione industriale europeo rimane diversificato, ma è allo stesso tempo fortemente orientato verso tecnologie consolidate, a differenza di mercati come quelli statunitense e cinese che dominano nelle aree tecnologiche emergenti. I dati del rapporto mostrano come solo il 7% delle spese globali in R&S nel settore software provenga da aziende europee, contro il 71% degli Stati Uniti e il 15% della Cina​.

Il mercato del cloud computing, cruciale per sostenere la crescita dell’intelligenza artificiale, è un altro ambito in cui l’Europa soffre un forte svantaggio competitivo. I tre principali fornitori globali di servizi cloud (Amazon Web Services, Microsoft Azure e Google Cloud), tutti statunitensi, detengono il 65% del mercato europeo, mentre le aziende dell’UE rappresentano meno del 16%​. Tale situazione rischia di aggravarsi, dal punto di vista del mercato europeo, data la necessità di enormi investimenti continui per sostenere la competitività nel cloud e il crescente costo operativo in Europa rispetto agli Stati Uniti o al Medio Oriente.

Secondo il rapporto, solo l’11% delle aziende europee ha adottato, a qualche livello, l’intelligenza artificiale nei loro processi operativi, con l’obiettivo di raggiungere il 75% di adozione dell’intelligenza artificiale entro il 2030 fissato dalla Commissione Europea nell’ambito della sua strategia per la digitalizzazione e l’innovazione tecnologica.​ Questo ritardo preoccupa, soprattutto considerando che il 73% dei foundational models sviluppati negli Stati Uniti dal 2017 e che solo il 6% degli investimenti globali nelle start-up IA proviene dall’UE. Nonostante l’esistenza di alcune aziende europee emergenti nel settore, come Aleph Alpha e Mistral, la mancanza di investimenti in capitali significativi le costringe a cercare finanziamenti all’esterno dei confini dell’Unione.

Un’area in cui l’Europa detiene attualmente una posizione di leadership è l’high-performance computing (HPC o calcolo ad alte prestazioni, ossia l’utilizzo di supercomputer e sistemi di elaborazione molto potenti per risolvere problemi complessi e processare enormi quantità di dati in tempi molto rapidi), che rappresenta un’opportunità per stimolare l’investimento privato in IA. Il lancio della Joint Undertaking Euro-HPC nel 2018 ha creato un’infrastruttura unica al mondo (con i tre supercomputer al mondo, tra cui l’italiano Leonardo, che sono tra i primi dieci al mondo per prestazioni) per la capacità di calcolo, che viene ora progressivamente aperta a start-up e PMI attive nel campo dell’IA. Tuttavia, la capacità dell’Europa di sfruttare appieno il suo potenziale dipenderà dalla capacità di integrare rapidamente l’intelligenza artificiale nelle sue industrie leader, come l’automotive, le telecomunicazioni e la robotica​​.

Sovranità tecnologica e cloud europeo

Il concetto di sovranità tecnologica è centrale nelle discussioni sull’innovazione in Europa, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza dei dati e le soluzioni cloud. Sebbene siano stati avviati progetti come Gaia-X e Catena-X per promuovere infrastrutture cloud sovrane, questi sforzi non hanno ancora prodotto risultati significativi. Il rapporto evidenzia la necessità di sviluppare ulteriormente il mercato del cloud europeo, incoraggiando la collaborazione tra i fornitori di servizi cloud europei e gli hyperscalers statunitensi, mantenendo però il controllo sugli aspetti sensibili legati alla sicurezza e alla crittografia.

Sviluppare un sistema in grado di garantire sovranità tecnologica permetterebbe, innanzitutto, di proteggere i dati sensibili e garantire la sicurezza informatica, evitando la dipendenza da piattaforme non europee, col rischio di non rispettare pienamente le normative UE. Inoltre, garantirebbe l’indipendenza tecnologica, riducendo la vulnerabilità strategica legata all’uso di tecnologie sviluppate dai “competitor”, come Stati Uniti e Cina. Rafforzare la sovranità tecnologica potrebbe contribuire inoltre a rafforzare la resilienza economica del mercato europeo, stimolandone l’innovazione interna e aumentando la competitività delle aziende interne all’Unione, limitando la necessità di ricorrere a soluzioni esterne. Infine, consentirebbe all’Europa di mantenere il controllo sulle infrastrutture tecnologiche critiche, come il cloud computing e l’intelligenza artificiale, prevenendo una dipendenza eccessiva da fornitori esteri e assicurando la continuità operativa di tecnologie strategiche.

Alcune proposte

Il rapporto Draghi invita l’Europa a rafforzare la sua capacità di calcolo e a sviluppare un piano ambizioso per l’integrazione verticale dell’IA nei settori industriali strategici. Propone inoltre la creazione di un quadro giuridico e finanziario che permetta di utilizzare il capitale di calcolo pubblico per supportare le PMI innovative, in cambio di ritorni finanziari​. Tuttavia, per avere successo, l’UE dovrà affrontare le sfide legate al finanziamento privato, alla carenza di competenze tecniche e all’accesso a un mercato unico sufficientemente ampio.

In sintesi, l’Europa è chiamata ad affrontare sfide significative per mantenere la sua competitività nell’era digitale, ma il rapporto offre una serie di raccomandazioni pratiche per colmare il divario tecnologico e rafforzare la sua sovranità tecnologica.